In pochi si ricordano di lei. Sarah Tillinghast. Una ragazza poeta e sognatrice, a cui piaceva passeggiare sola, ascoltare il silenzio delle tombe, a volte farsi ispirare proprio da spiriti li vaganti, seduta tra le foglie e le tombe a leggere libri e a scrivere pensieri.
Aveva 13 tra fratelli e sorelle e forse trovava lì la spiritualità che cercava nei momenti che si dedicava.
E' il 1799, Sarah ha 22 anni il giorno in cui tornando a casa dice a sua madre che non si sente bene e si mette a letto. Al ritorno dai campi suo padre Stukeley, un benestante agricoltore, si accorge che la figlia ha qualcosa di grave, suda molto, ha febbre alta e questo lo preoccupa.
La notte stessa, Stukeley sogna che tutti gli alberi del suo frutteto muoiono, da uomo di superstizione quale è, questo diventa profetico e quando nei giorni successivi la figlia Sarah va peggiorando ne ha conferma. Gli occhi di Sarah diventano rossi, la tosse peggiora fino a vederne il sangue uscire dalla bocca.
La famiglia Tilinghast é impotente e come accade in quel secolo la tubercolosi porta con sé molte anime.
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Dopo la sepoltura di Sarah, ancora immersi nel dolore della perdita, a distanza di poche settimane accadde che James, uno dei fratelli, una mattina si presentò al tavolo della colazione, pallido e tremante, lamentando come un peso al petto. Raccontò, nel silenzio pietrificato dei membri della famiglia, che la notte Sarah era passata a trovarlo e gli si era seduta proprio sul petto. Poteva essere la sua mente che cercava sfogo al dolore e per questo i genitori cercarono di dare l'importanza più emotiva possibile al racconto, anche se il pensiero di questo strano episodio non li abbandonava.
Il giorno dopo James era ancora più pallido. Respirava a malapena. Pochi giorni dopo morì.
Nei giorni seguenti accadde che altri bambini dissero di vedere Sarah e dopo poco tempo, la morte li prese per mano. Queste affermazioni spaventarono Stukeley, sua moglie e i loro concittadini, pensando che Sarah stesse tornando dalla tomba per portare con sé altre anime.
Questo pensiero si consolidava di più ogni giorno grazie anche alle testimonianze della gente. Chi giurava, come il guardiano del cimitero, di vederla aggirarsi nei pressi delle tombe dei morti di tubercolosi, chi diceva di averla vista nelle stanze di casa e dopo poco moriva tra tosse e sangue.
Fino al giorno in cui anche la madre Honour, si ammalò, giurando di aver visto e sentito i suoi figli e che la stessero chiamando. Queste voci si sparsero per la città. Finché una sola parola accomunò l'anima di Sarah. Vampiro.
Da un sospetto alla paura, ai fatti. Le persone a loro vicine, logorate dal sospetto insistettero per far riesumare i corpi dei ragazzi per poter cercare segni rivelatori.
Il padre prese posizione, stanco e disperato per tutto quello che stava accadendo e decise di assecondare la richiesta. Chiamò un suo bracciante ed insieme fecero il macabro atto di diseppellire i ragazzi, dall'ultimo cadavere al primo, dei Tillinghast.
Tutti i corpi non presentavano anomalie, fino ad arrivare a quello di Sarah.
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Sebbene fu la prima a morire, il suo corpo era ben conservato a differenza degli altri. Gli occhi spalancati, i capelli cresciuti e nel cuore, sangue fresco.
Questo diede conferma a tutto quello che fino a quel momento si iniziò a credere.
Per porre fine a tutto Stukeley prese il cuore di Sarah con un coltello, lo poggiò sopra una pietra e lo diede alle fiamme.
Dopo che il cuore fu bruciato, Honour si riprese completamente in poco tempo, non ci furono più morti sospette o avvistamenti di Sarah nella città di Rhode Island.
Da quel giorno nessuno imputò più colpe a "Sarah la Vampira".
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Ancora oggi il cimitero di famiglia esiste. Vicino a quello che era il sito dei frutteti di Stukeley. Poco appariscente e ricoperto di vegetazione in luogo di proprietà privata in condizioni di abbandono, a pochi metri dai suoi genitori e dai suoi fratelli la lapide di Sarah Tillinghast.
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