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La notte è il suo momento preferito, sceglie la sua vittima e nel buio si aggira nella sua casa, si guarda intorno e lentamente arriva al corpo della persona prescelta. Aspetta che si addormenti e le si siede sopra, così inizia a nutrirsi del suo respiro. Blocca i suoi movimenti, il suono della voce e le apre gli occhi, alla vittima è concesso muoverli in modo da poter incrociare l'anima con il suo spirito e dare modo di farsi vedere. La paura piace alla Pantafa, perché è morta incastrata in qualche sofferenza e vuole pareggiare i conti con la vita, a modo suo. Così sopravvive con il suo alito di vita rubata. In giro per molti luoghi, con molti nomi, vi sono molti spiriti di streghe che si nutrono di respiri nel sonno. Il nome Pantafa è principalmente usato in Italia, soprattutto nelle zone tra Marche e Abbruzzo, deriva dal greco e la parola prende la sua forma da "phantasma". Esiste traccia di questi spiriti di streghe ovunque nel mondo e con altri nomi in base al luogo in cui si è e si sa che può prendere forme di vario genere, come volto dal naso appuntito, volto di gatto nero o senza volto.
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Di paese in paese si sono sempre dati molti consigli su come distrarla o come fare in modo di tenerla lontano durante la notte, soprattutto quando si è presi di mira da lei e non si hanno soluzioni, come ad esempio tenere accanto al letto una piccola scopa di saggina con cui lo spirito adora distrarsi. Questo ha disturbato molto la Pantafa e tutte le altre streghe, fino all'arrivo delle motivazioni scientifiche che della paralisi del sonno ne hanno dato la spiegazione.
La parasonnia è un fenomeno dissociativo contraddistinto dalla paralisi muscolare in quella fase del sonno in cui gli occhi si muovono più velocemente e il respiro diventa irregolare.
La Pantafa deve molto alla scienza, grazie a quest'ultima nessuno si preoccupa più di trovare soluzioni per salvarsi da lei e può continuare a rubare respiri in modo indisturbato.
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[immagine tratta dall'omonimo film "Pantafa"]
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