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Fan Man-yee nasce nel 1975, abbandonata dai genitori, cresce in un orfanotrofio femminile. In quella struttura le ragazze a 15 anni sono considerate in grado di badare a se stesse e per questo vengono mandate via.
Lei arriva a 16 anni e non essendo stata adottata deve quindi cavarsela da sola. E' il 1991 e il distretto di Kowloon è molto lontano da quello che è diventato oggi. Dagli anni '50 al 1995 è stata chiamata 'la città murata' e Hong Kong in quel periodo nasconde all'interno di queste mura il degrado, persone in condizioni drammatiche e di estrema povertà. La criminalità che deriva da questo stile di vita aveva fatto di questa città il proprio regno e le triadi cinesi, cioè la mafia, controllavano il gioco d'azzardo, il traffico di droga e la prostituzione.
Fan Man-yee prova a cavarsela ma da ragazzina quale è, nel quartiere di Tsim Sha Tsui del distretto di Kowloon non è facile e finisce a prostituirsi per sopravvivere e a fare uso di droghe. Finché nel 1996 sposa un suo cliente e nel 1998 diventa mamma. Suo figlio è la sua felicità più grande, la sua forza interiore, inizia ad avere uno scopo, vuole una vita migliore e vuole essere una buona madre.
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1998. Sono tre anni che Kowloon è stata sgombrata, non viene più definita 'città murata', ma la ripresa di un quartiere come quello non avviene in poco tempo e anche se ora è migliorata, la Triade ha ancora i suoi traffici e certi palazzi sono comunque nel degrado.
Fan Man-yee decide di lasciare il marito, descritto da chi li conosce, come un uomo violento.
Si leva dalla strada e trova lavoro come cameriera in un bordello. E' tutto quello che ha trovato, non è molto ma è sempre meglio che prostituirsi per strada. Ha così possibilità di crescere suo figlio. E' una donna che ci sta provando per quanto possibile, con il suo passato, a 23 anni in una città quasi impossibile.
Sta cercando di rimettere insieme la sua vita e dare un futuro sicuro a suo figlio, questi sacrifici la portano ad avere un reddito basso e faticare molto per mantenersi.
Una disperazione che la porta tra le grazie di Chan Man-lok, un membro della triade di 34 anni che la usa come prostituta personale. Lei accetta e lui in cambio la paga bene.
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Un giorno di marzo del 1999 Fan e Chan Man-lok si trovano insieme nella stanza del bordello, come sempre quando lui va in quel locale, lei, probabilmente spinta dal bisogno, pur sapendo il potere e la pericolosità dell'uomo, gli ruba 4000 HKD (450euro). Non ci vuole molto prima che lui se ne accorga. Glieli richiede e lei impaurita li restituisce, ma questo non basta. Chan si sente disonorato e quindi oltre che la cifra rubata chiede in più 10000 HKD (11000 euro). Dare una cifra del genere in poco tempo è praticamente impossibile per Fan e quindi Man-lok decide di fargliela pagare in un altro modo.
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Chan Man-lok chiama due tra i suoi tirapiedi, Leung Shing-cho di 27 anni e
Leung Wai-lun di 21 anni.
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Ordina loro di rapire Fan Man-yee e questo accade, il 17 marzo del 1999.
La portano al terzo piano di una fatiscente palazzina nel quartiere di Tsim Sha Tsui di proprietà di Chan. La sua idea è di tenerla prigioniera e di farla prostituire fino al pagato debito da lui chiesto. Ma le cose non vanno così. Fan per loro è un oggetto e già dalla prima sera viene violentata da tutti e tre. Si sono divertiti a prenderla a pugni, l'hanno picchiata con ogni cosa che hanno trovato in casa, per ore, fino all'alba.
Questo si è ripetuto ancora e ancora e ogni volta con una tortura in più.
Chan Man-lok, l'uomo di 34 anni, ad un certo punto chiama anche la sua fidanzata ufficiale, Lau Ming-fong, una ragazzina di 13 anni, raccontandole la storia e vantandosi davanti a Fan Man-yee di quello che stava facendo e invitando anche lei ad unirsi alle torture. Cosa che Lau Ming-fong, chiamata anche Ah Fong, ha fatto. La picchia anche lei, con bottiglie, bastoni, spranghe di ferro, sedie. Tutto quello che c'è in casa per loro è buono per picchiarla, violentarla, ridurla a brandelli di se stessa.
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Hanno iniziato a bruciarla, con accendini, sigarette, usando cannucce di plastica e facendole sciogliere sul suo corpo, sulle piante dei piedi, in modo che non potesse più nemmeno reggersi su se stessa.
La costringono a ridere mentre la picchiano, la costringono a dire che le piace e che è felice così.
La costringono a nutrirsi delle loro feci e a bere la loro urina.
La prendono a calci in testa moltissime volte.
In tutto questo Fan Man-yee deve prostituirsi per guadagnare soldi, cosa che non avviene più, nessun uomo è disposto a pagare per del sesso con una donna piena di ferite, di sangue e carne viva, una donna con il volto tumefatto dalle botte e con gli occhi talmente gonfi e lividi da non poterli tenere aperti.
Non può stare in piedi. Quindi Man-lok, Shing-cho e Wai-lun la tirano su e la legano al soffitto in modo che il suo corpo stia penzolante ed in posizione verticale come un punching bag. Le versano sale e salse piccanti addosso, in tutte le ferire e negli occhi.
Fan Man-yee sta subendo i dolori più ingiusti, più profondi, più crudeli. E' il fantasma di se stessa, la sua mente non ha più forza il suo corpo non sente più nemmeno di esistere, costantemente svenuta.
Ha smesso di reagire, il suo cuore palpita ma lei non esiste più.
Questo annoia le persone spregevoli e così una sera, il 15 aprile, un mese dalla prigionia di Fan, decidono di uscire e divertirsi altrove. Prima di uscire la buttano nella vasca e la chiudono in bagno.
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Quando tornano a casa, drogati e ubriachi il mattino seguente, crollano addormentati, Ah Fong va in bagno e trova il corpo di Fan Man-yee senza vita.
Probabilmente ha trovato qualche ora di pace per lasciarsi andare via.
Questi sadici si prendono qualche giorno per riflettere su come far sparire il corpo e decidono di farlo a pezzi e bollirlo. In modo da farlo sparire più facilmente.
Questa operazione richiede un paio di giorni, alla fine dei quali, i rimasugli delle ossa e dei brandelli vengono messi, dalla ragazzina di Chan, in sacchetti della spazzatura e buttati.
Rimane il cranio. Non sapendo che farne lo nascondono dentro un peluche di Hello Kitty che si trova in casa.
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La storia sembra finire qui.
Qualche tempo dopo una ragazzina entra nella stazione di polizia di Tsim Sha Tsui, grida ed è in stato confusionale, continua a dire di volere aiuto perché lo spirito di una donna la perseguita giorno e notte senza tregua. Decidono di ascoltarla e lei dice di sapere a chi appartiene lo spirito di quella donna. La ragazzina è Ah Fong e la sua descrizione della donna e dei fatti è talmente dettagliata in quello che dice che la polizia ci mette poco a controllare la veridicità. Vanno nell'appartamento in questione e trovano le tracce di tutto il dolore che gli è stato descritto.
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Vedono il pupazzo e controllando all'interno di esso scoprono che davvero vi è un teschio, scheggiato, con un solo dente.
Tutto ciò che di Man-yee è rimasto.
La polizia capisce che la storia è vera, ma non avendo a disposizione un corpo ed essendo passato un po' di tempo, non ci sono prove per mettere su un processo e sostenere la tortura e l'omicidio.
Quando Man-lok, Shing-cho e Wai-lun vengono interrogati infatti inventano una versione diversa, dicendo che era una delle loro prostitute e che si faceva di droga, morta di overdose, non sapendo che fare, l'hanno tagliata a pezzi per nascondere il corpo. Quindi non responsabili della morte ma solo di occultamento di cadavere.
Il processo si avvia comunque.
Durante il quale hanno testimoniato sia la ragazzina, ex fidanzata di Chan, ormai quattordicenne e l'ex marito di Man-yee, a suo favore, dicendo che loro mentivano perché lei non si drogava più dal periodo della gravidanza.
Alla fine del processo, nel 2000, vengono tutti e tre condannati a 20 anni. Ad Ah Fong invece non è stato fatto nulla, per la sua giovane età e per la sua collaborazione con le autorità.
Ad oggi L'unico ad essere stato liberato con la condizionale è Leung Shing-cho, ma è stato nuovamente arrestato per aver aggredito sessualmente una bambina di 10 anni.
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Fan Man-yee non ha trovato la sua pace, la pace era solo tra le braccia di suo figlio.
Non le hanno permesso di vivere la loro vita insieme. Tutto il dolore che ha provato, la rabbia, la delusione, hanno fatto nascere il senso di vendetta e il sentimento di chi ha lasciato in sospeso qualcosa nella sua vita.
Per questo Man-yee è rimasta.
Durante il processo, in seguito all'esposizione delle prove, salì un anomalo fetore, da infastidire il giudice e tutti i presenti, non solo in aula ma anche fuori nei corridoi.
Nel momento in cui l'avvocato difensore dei ragazzi, nell'arringa finale dichiarò che i suoi assistiti non erano responsabili dell'accaduto, le luci dell'aula iniziarono a lampeggiare, cosa che colpì i presenti lasciandoli terrorizzati.
Uno dei giudici, Ruan Yundao, che insieme al giudice Peter Nguyen, ha condannato la triade, rilasciò dichiarazioni al riguardo dicendo che non aveva mai assistito ad un processo con così tante vicissitudini insolite.
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Dopo la morte di Fan chi viveva vicino sentiva il pianto di una donna provenire da lì. Spesso si sentiva un forte odore di marcio in tutta la palazzina. Lo stesso odore che il giudice e i presenti in aula hanno sentito più volte durante il processo. Chi vi abitava sentiva passi nell'androne e a qualcuno è capitato di sentirsi toccare sulla spalla o sul braccio. Queste cose inquietavano gli inquilini che piano piano si sono trasferiti lasciando la palazzina vuota e così è rimasta per anni.
C'è chi ha dichiarato di aver visto la sagoma di una donna da una finestra, quando ormai lì non viveva nessuno.
Questo spazio a perdere è stato demolito nel 2012.
Nel 2016 vi è stato ricostruito un albergo.
C'è chi assicura che Fan Man-yee sia ancora lì, in Granville Road 31.
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Questa è una storia tra le più cruente.
Ogni parola che ho scritto ho sofferto per lei.
Vorrei che la sua energia così sofferente potesse trovare la pace.
Vorrei che la sua vita fosse andata meglio.
Avrei voluto scrivere un finale diverso, ma non è un romanzo e il finale non lo posso cambiare.
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