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Mary Bell - Storia di una baby Serial Killer

Immagine del redattore: RoseNoir AmbraRoseNoir Ambra

Una bimba dal viso bellissimo, nasconde in quegli occhi profondi tanto dolore e tanta violenza. Occhi troppo belli per attutire tutto il male del mondo eppure ne sono diventati il riflesso in pochissimo tempo.

Mary Flora Bell è figlia di Betty, una ragazza di 16 anni, sola che si prostituisce per vivere e fa prostituire Mary a sua volta già da bambina. Padre ignoto, adottata da Billy Bell, un criminale più volte arrestato per rapine a mano armata, che frequentava la madre nel periodo in cui nacque la piccola.

Nei primi anni di vita, la madre, cercò di ucciderla in modo che la morte potesse sembrare più naturale possibile, senza successo. Iniziò a portarla con sé durante i suoi incontri con i clienti usando anche il suo corpo come fonte di guadagno. Il Rapporto che Betty aveva con sua figlia era altalenante tra indifferenza, poco sentimento e molto materialismo.

Cresciuta in un quartiere povero, pericoloso e violento, la vita non era affatto facile.

All'età di 10 anni inizia a frequentare una vicina di casa, Norma Joyce Bell, di 12 anni, stesso cognome ma senza legame di parentela. Iniziano ad uscire insieme ma è subito evidente che sia Norma il carattere più debole mentre Mary trascina nelle sue più malsane azioni l'amica.

Sabato 11 maggio 1968, un bambino di tre anni fu scoperto mentre vagava stordito e sanguinante nelle vicinanze di St. Margaret's Road. Il bambino in seguito dichiarò, davanti ai genitori e alla polizia, che stava giocando con Mary e Norma in cima ad un rifugio in disuso quando è stato spinto giù dal tetto da due metri d'altezza, questo gli causò una grave lesione alla testa. La stessa sera, i genitori di tre bambine hanno contattato la polizia per lamentarsi del fatto che sia Mary che Norma avevano tentato di strangolare le loro figlie mentre giocavano.

Il giorno prima del suo undicesimo compleanno, il 25 maggio del 1968, Mary e Norma attirano Martin, un bimbo di soli quattro anni, in una casa abbandonata e lì Mary lo uccide strangolandolo.

Quando il corpo del bimbo fu trovato da tre ragazzini intorno alle 15.30, il suo corpo era sdraiato di schiena, braccia tese sulla testa, sangue e schiuma dalla bocca. La polizia non sospettò di Mary e questo la fece sentire al sicuro e anche forte delle sue azioni, tanto da chiedere a June, la madre di Martin, di poter partecipare al funerale e di poterlo vedere poco prima dell'inizio della cerimonia. Quando June Brown rispose che non potevano vedere suo figlio perché era morto, Mary disse: "Oh, lo so che è morto; voglio vederlo nella sua bara"

Forte del suo essere impunita e della sua mente non capace di riconoscere empatia ed emozioni. Mesi dopo convinse Norma ad essere sua complice attiva in un altro delitto. Questa volta toccò a Brian Howe, un bimbo di tre anni. L'ultima volta che fu visto dai suoi genitori, il 31 luglio, era con suo fratello e il loro cane a giocare per strada davanti casa e videro Mary e Norma stare con loro. Lo rapirono, lo portarono in un punto strategico e lo strangolarono, incise poi una "M" sull'addome della piccola vittima e con Norma gli levarono la pelle dai genitali.

Il corpicino fu trovato lo stesso giorno alle ore 23.10 incastrato tra due blocchi di cemento, coperto malamente da qualche ciuffo d'erba messo lì apposta e con una forbice dimenticata accanto al corpo. Iniziarono le indagini, nel frattempo le due ragazzine continuavano con atti di vandalismo per il quartiere fino a quando, ascoltate come testimoni, Mary si avventurò in racconti di fantasia come ad esempio di aver visto un ragazzo con il bambino andare verso quel luogo e ancora raccontando dettagli che la fecero tradire, raccontò di aver visto questo ragazzo con una corda e con delle forbici provare a tagliare la coda ad un gatto. Peccato che nessuno della polizia avesse detto di aver visto delle forbici nella scena del crimine. Questo restrinse gli eventi intorno a loro. Norma si spaventò, confessò ai genitori tutto quello che sapeva e loro chiamarono la polizia.

Mary fu arrestata. Confessò entrambi gli omicidi.

Nel 1969, una perizia psichiatrica diagnosticò un disturbo psicopatico della personalità. Mary stessa durante le varie sedute dichiarò testualmente: "Non provo nulla, non ho emozioni". Per quanto riguarda l'omicidio di Brian disse: "Non aveva la mamma, quindi nessuno sentirà la sua mancanza. Avevo tanta voglia di ridere quel giorno".

Considerava l'omicidio una cosa comune e quindi priva d'interesse.

Non aveva alcun rimorso.

Inutile dire che in quel periodo il suo caso fu su tutti i canali di informazione e la madre Betty ne approfittò per guadagnare denaro tramite interviste e apparizioni pubbliche.

Il processo durò solo due settimane, Norma fu scagionata, Mary, condannata all'ergastolo. Avendo però solo undici anni non fu mandata subito in prigione ma in una casa di custodia cautelare, tenuta comunque in isolamento per un periodo. Trasferita un paio di anni dopo in un istituto per minori, unica femmina su più di venti ragazzi, subisce abusi da altri detenuti dall'età di tredici anni fino ai sedici, finché viene nuovamente trasferita e messa in un luogo più sicuro.

Torna a far parlare di sé quando evade in compagnia di un'altra detenuta, passando diversi giorni a divertirsi in compagnia di due ragazzi, usando lo pseudonimo di Mary Robinson. Si tinge i capelli di biondo nel vano tentativo di non essere riconosciuta ma viene arrestata nuovamente, trovata a casa di uno di questi ragazzi.


Viene poi trasferita in una prigione fino all'anno 1980. Undici anni dopo la condanna, fu liberata, a 22 anni. Le fu data una nuova identità. In seguito, quattro anni dopo, divenne madre, con l'ordine da parte del tribunale di non dichiarare mai il suo vero nome e poter crescere sua figlia in una vita tranquilla e serena. Questo avviene fino a quando un giornalista molto solerte scoprì che in quel periodo viveva in una villa vittoriana nel south norwood.

La figlia non seppe nulla del passato di sua madre, ma da quel momento il passato tornò a prendere a calci il presente. Costrette ad uscire dalla casa avvolte da lenzuola per proteggersi dai flash dei paparazzi, riuscirono a salvare l'anonimato con l'aiuto dello stato, cambiando nuovamente luogo di residenza.

Questo fino ai 18 anni della figlia. Da lì una battaglia legale chiesta da Mary Bell stessa, nel maggio del 2003 per prolungare l'anonimato a tutta la loro vita. Da questo prende il nome, in Inghilterra, la legge per proteggere appunto, l'anonimato

"Mary Bell Order".

Umanizzare un mostro, difenderlo, capirlo. Una vittima che a sua volta diventa carnefice.

Una bambina che andava salvata.

Un adulta che andava punita.

Fattori individuali, fattori famigliari, maltrattamenti e assenza di legami.

Indole, carattere, contesto di crescita, esperienze e traumi.

Mary ha avuto una seconda possibilità, ha avuto l'opportunità di essere madre.

Ad oggi si sa che è felicemente nonna.


Mary Bell, figlia dell'inferno che diventa inferno e dà alla giustizia due volti oscuri.


Qui di seguito le foto di Martin e Brian, due creature alle quali le possibilità sono state tolte, lasciando tra le mani di chi li amava l'indicibile dolore della perdita.



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